Consenso informato, dalla Salute un gruppo di lavoro per semplificare le procedure
16 feb 2018
Consenso informato, dalla Salute un gruppo di lavoro per semplificare le procedure
di Barbara Gobbi
Il sasso lo ha lanciato Cittadinanzattiva, con un documento in cui chiede sia profondamente revisionata la logica – e le carte – che accompagnano il consenso informato chiesto al paziente. «Chiediamo al ministero della Salute di realizzare una Raccomandazione sui requisiti di qualità del percorso di acquisizione del consenso informato e l’attivazione di un gruppo di lavoro che coinvolga anche organizzazioni di cittadini e pazienti, società scientifche, ordini professionali, esperti sul tema».
Detto, fatto. Pronta la risposta del Dg Programmazione sanitaria di Lungotevere Ripa, Andrea Urbani: «Il gruppo di lavoro sarà attivato al più presto – spiega a Sanità24 – anche in considerazione degli effetti nefasti che produce un via libera dato dal paziente in maniera superficiale, ad esempio in termini di mancata aderenza alle terapia. Basti pensare che il fenomeno nella farmaceutica pesa per circa il 50%, con enormi costi sociali e pesanti conseguenze sullla qualità degli esiti e delle terapie». Quindi? Il consenso secondo Urbani va inquadrato «nel contesto del complessivo percorso di cura del paziente, in cui la relazione terapeutica con il medico e il tempo che quest’ultimo dedica al dialogo e al colloquio con il suo assistito va sempre valorizzata. Il tempo di ascolto e dialogo è tempo di cura». La risposta, secondo Urbani, starà anche nel rendere disponibili per il paziente moduli più semplici e leggibili, che non siano più, come avviene oggi, «soprattutto il veicolo di uno scarico di responsabilità del Ssn, utile soprattutto nelle aule di tribunale».
Musica, per le orecchie del Tdm-Cittadinanzattiva. «L’obiettivo delle Raccomandazioni civiche che abbiamo presentato al ministero è rendere effettivo il diritto al consenso previsto dalla nostra Carta Europea dei diritti del malato, anche alla luce delle più recenti leggi, compresa quelle sulle Dat e sulla sicurezza delle cure e responsabilità professionale del personale sanitario», spiega il coordinatore Tonino Aceti. Che snocciola qualche dato dall’ultimo Rapporto Pit Salute: una persona su cinque fra quelle che hanno segnalato “difficoltà di accesso alla informazione ed alla documentazione sanitaria”, ha riscontrato difficoltà o problemi con il consenso informato. I cittadini raccontano di sentirsi disorientati o di nutrire dubbi rispetto all’intervento a cui dovranno sottoporsi, perché viene loro lasciato troppo poco tempo tra la consegna del modulo e l’esecuzione della prestazione; i moduli di consenso informato risultano difficili da comprendere, ostici, troppo lunghi e tecnici. E i pazienti vorrebbero ricevere più informazioni per poter scegliere e capire cosa accadrà. «Comunicazione, cura della relazione e consenso davvero informato rappresentano strumenti per garantire un ruolo attivo della persona nel percorso di cura, per prevenire e gestire il rischio clinico, per ridurre il contenzioso e quindi contribuire alla sostenibilità del Ssn, oltre che per ridurre le asimmetrie informative – afferma Aceti. Nonostante per legge il tempo della comunicazione sia considerato vero e proprio tempo di cura, esistono decisioni assunte da alcune Regioni e aziende sanitarie che vanno esattamente nel senso opposto come i cosiddetti tempari e il minutaggio del personale. La sfida è dare all’interno delle organizzazioni sanitarie sostanziale dignità ed effettività al tempo della comunicazione e dell’ascolto».
E ultima, ma non certo per ordine di importanza, dal Tdm-Cittadinanzattiva arriva la ricetta con gli elementi essenziali di un effettivo percorso di acquisizione di un consenso davvero informato. Eccola:
-spazi dedicati, accoglienti e rispettosi della privacy;
– tempi adeguati da dedicare alla comunicazione con l’interessato, cui riconoscere anche valore economico nel processo di formazione delle tariffe e della prestazione di percorsi;
– un dialogo che consenta di esprimere bisogni/aspettative o eventuali incomprensioni oltre che verificare quanto la persona abbia compreso;
– informazioni complete sull’intero percorso di cura e sulle eventuali implicazioni/limitazioni che l’intervento potrà avere nei vari aspetti della vita quotidiana ecc.;
– formazione dei professionisti sanitari su relazione, comunicazione e percorso di acquisizione del consenso, sia nel percorso universitario, sia nell’ECM;
– organicità ed uniformità nei documenti che raccolgono il Consenso Informato e livelli essenziali di informazione. Essi dovrebbero contenere: linguaggio semplice, fruibile e comprensibile; alternative possibili rispetto al trattamento consigliato, anche laddove non eseguibile nella struttura, comprese le percentuali di successo e di rischio;tipologia dei dispositivi proposti e quelli disponibili, comprese caratteristiche tecniche, durata/usura e necessità/possibilità di re-interventi; dati statistici sulle performance della struttura; l’indicazione che firmare il modulo non costituisce esenzione di responsabilità nell’esecuzione della prestazione.
Trovate l’articolo del Sole24Ore e il documento presentato da Cittadinanzattiva da scaricare in PDF al seguente LINK: